TESTIMONIANZE DEI MERCATORES LUCCHESI SPARSE PER L'EUROPA

TESTIMONIANZE DEI MERCATORES LUCCHESI SPARSE PER L'EUROPA

Emigrazione lucchese, una vocazione antica …

Se leggiamo un qualsiasi libro che parli della storia di Lucca notiamo che fin da epoche antiche i lucchesi percorrevano strade che li portavano in terre lontane. Già nel basso medioevo infatti nella nostra città vi erano persone che emigravano per poter svolgere i loro operato.

I settori in cui operavano, e che li portavano via dal luogo natio erano:

Il commerciale che nei primi anni del mille gravitava attorno alla produzione e vendita della lana e che dagli anni del 1200 in poi privilegiò il commercio serico )

il bancario cresciuto grazie ai forti guadagni che portava il serico

l'intellettuale anch'esso ha contribuito, seppur in forma minore, a portare per l'Europa diversi nostri avi i quali erano medici molto apprezzati ( particolarmente alla corte inglese)


LA LANA

Nel duecento in Inghilterra i lucchesi erano considerati già acquirenti di panni di lana da antica memoria .

I nostri avi, operavano in questa piazza perchè la lana li prodotta, in particolare quella di Stafford, era di un pregio tale che una volta elaborata e tessuta ( operazioni effettuate prevalentemente nella nostra città) consentiva, al momento della vendita, un guadagno fino a cinque volte superiore rispetto alla commercializzazione dei tessuti fatti con le altre lane; oltre ciò era talmente ricercata, sia in Europa sia nel Medio Oriente, che a volte veniva usata come pegno per i pagamenti.

Con parte del ricavato venivano comperate sostanze coloranti (che venivano utilizzate in città per colorare le partite successive di lana) e pelli da commerciare nelle piazze europee.

Successivamente (dal 1200 in poi) a Lucca venne sempre più in calo la produzione laniera cedendo così alla superiorità fiorentina ma di contro sviluppò e perfezionò la produzione serica in tal modo da raggiungere una specie di monopolio su tutte le piazze del vecchio continente.


VOLTO SANTO A ROMA


Nel 1631, grazie ad un lascito di grosse somme fatto da un giurista lucchese, Alessandro Cantoni, che evidentemente aveva vissuto molti anni a Roma, i lucchesi operanti a Roma ottennero nel 1631 da Papa Urbano VIII i resti di una chiesa edificata nel IX secolo in,  ( S.Nicola de Portis). Edificio sacro sito nel rione Trevi nell'attuale Via dei Lucchesi, tra la Fontana omonima e la Pontificia Università Gregoriana

Pochi anni dopo (dal 1682 al 1685 ) grazie all'impegno dell'architetto Mattia de Rossi la ricostruirono denominandola SS, Croce e Bonaventura dei lucchesi.
Edificio con facciata ad un solo ordine con la parte centrale fiancheggiata da corpi più bassi con volute spezzate, l'interno a navata unica ricco di stucchi, fu modificato dai restauri di Virginio Vespignani (1859 - 63 ); nel soffitto a cassettoni al centro "l'Impetatore Eraclio riporta la croce a Gerusalemme" ai lati angeli con il velo della Veronica e angeli con il Volto Santo e inserti minori con angeli recanti i simboli della Passione, opere di Giovanni Coli e Filippo Gherardi (artisti lucchesi ). Nella prima cappella a destra, eretta nel 1701 su disegno di Simone Costanzi, vi è l'Incoronazione di spine e  l'Immacolata, di Biagio Puccini; alla parte destra  tela di Francesco del Tintore rappresentante S.Frediano che libera Lucca dalle acque, e sepolcro di Fantinello de' Fantinelli (1719 ); nella terza cappella a sinistra tela del Barbalonga con Assunta e i SS Francesco e Girolamo;  nel presbiterio si trova un dipinto raffigurante S, Zita.
gli affreschi sono di Lazzaro Baldi; i putti marmorei di Lorenzo Ottoni; il quadro sull'altare è di Biagio Puccini, inoltre sempre all'interno ci sono opere di Pietro Testa detto il lucchesino
a sinistra vi è il sepolcro di Paolo Guin

Nei sotteranei sono tutt'ora visibili i resti dell'antico edificio.


Essa è chiesa regionale dei Lucchesi.